ALCHIMIA DEL COLORE
Inventai il colore delle vocali! – A nera, E
bianca, I rossa, U verde, O blu, -
Disciplinai la forma e il movimento di ogni
consonante, e, con ritmi istintivi, mi
lusingai d’inventare un verbo poetico e accessibile, un giorno o l’altro a tutti i sensi. Riservavo la traduzione. Fu all’inizio
uno studio. Scrivevo silenzi, notti, segnavo l’inesprimibile. Fissavo vertigini.
(Rimbaud – Alchimia del verbo)
L’intento di questa mostra è di proporre una fruizione come scrive Rimbaud
“poetica e accessibile”, per collocare al centro, privilegiare, il dialogo tra l’osservatore e l’opera d’arte.
Musica, colore, naturalezza, spontaneità, anteponendo per il tempo necessario le spiegazioni, i paradigmi storico artistici e le definizioni troppo circoscritte.
Indispensabili la sola libertà di pensiero e l’intenzione di infrangere la superficie
della tela per immergersi nell’essenza dei quadri, nella compresenza di tonalità e sfumature, di bagliori di luce e di penombre, di suggestioni che sconfinano oltre i margini delle cornici in un impeto vitale: un essere organico e pulsante.
Un abbandono permesso da un linguaggio rigoroso, equilibrato, che parta dai fondamenti della pittura per evocare dimensioni e panorami di senso più
complessi, per consentire un’interpretazione plurale
delle opere, senza circoscrivere l’immaginario e frenare il gioco di corrispondenze e impulsi salutari.
In questa cornice di pensiero è giusto dare solo qualche spunto all’osservatore: l’invito a cogliere cautamente, -in opere che rasentano l’astratto-,
i sorrisi, l’abbozzo di qualche
figura, la psicologia profonda dei quadri, che si delinea come un riflesso preciso della psicologia umana in costante evoluzione.
A cura di Stefania Segatta