Progetto

ANFITRIONE MON AMOUR

dall'Anfitrione di Moliere Regia Emanuele Cerra con Silvio Barbiero Marta Marchi Clara Setti Mattia Giordano Scenografie e Video: Lorenzo Zanghielli Disegno luci: Luca Brun Maschere: Gianfranco Gallo Costumi: Marta Mazzuccato RASSEGNA STAMPA: “La regia di Emanuele Cerra, presente e mirata, denota un'attenta conoscenza delle dinamiche teatrali, a partire dalla scelta vincente del video e della scenografia (ideati daLorenzo Zanghielli) che permettono il gioco del “doppio”. [...] Una cornice di tutto rispetto per inquadrare i quettro attori […] impegnati in un allestimento che imponeva una partecipazione interpretativa senza cedimenti, sempre sopra le righe, generosa di movimentazione continua, confronti e scontri, come la commedia dell'arte ci insegna.Un buon lavoro di squadra […] caldamente applaudito dal numeroso pubblico.[...] Una compagnia giovane Evoè!Teatro, agguerrita e con tanta voglia di fare. Un'altra voce interessante sul nostro panorama artistico, che saprà sicuramente maturare il proprio percorso e regalare nuove sorprese. [Antonia Dalpiaz, L'Adige, 17.12.15] SINOSSI: Tornare da un lungo viaggio per il mondo e scoprire che il proprio posto è stato preso da un altro, rubato, il focolare violato da un estraneo. E chi è questo straniero usurpatore del letto coniugale? Nientemeno che se stesso! ANFITRIONE Mon Amour riflette la complessità dell'amore nella sua inevitabile relazione tra “me” e “l'altro”. Il tema dell'ideale in amore e della sua possibile (o impossibile) concretizzazione viene affrontato con leggerezza e ironia. E' la tragicommedia coniugale di Anfitrione alle prese con un rivale difficilissimo da sconfiggere: il dio Giove, incarnato nei suoi stessi panni. Nell'opera molieriana va in scena il conflitto tra l'IO e il super IO, tra ciò che noi siamo e ciò che, forse, sogniamo di essere. Il marito e l'amante sono incarnati dal medesimo personaggio, due anime uguali in tutto e per tutto per l'aspetto, ma completamente diverse nell'animo, due contendenti per il cuore di Alcmena che si fronteggiano a colpi di passione contro possesso, amore contro matrimonio, libertà contro vincolo coniugale. E' l'eterna lotta fra due facce dell'amore, quello immaginato e quello vissuto, il difficile rapporto tra desiderio e realtà. Come realizzare la propria idea di amore in una società dalle infinite possibilità? E soprattutto, con quante idee di amore dobbiamo fare i conti? E qual è quella giusta per noi? Che compromessi implica? È quella che stiamo vivendo? LINGUAGGIO / MASCHERA E VIDEO Il linguaggio è quello del “Teatro di maschera”, valorizzato grazie all'utilizzo di tecnologie video e audio sperimentali. Il tema del doppio viene sviluppato mediante proiezioni con cui l'attore si confronterà "in diretta" in scena. La classicità della maschera è affiancata e rafforzata da tecnologie d'avanguardia. Il progetto vuole rilanciare il linguaggio della maschera in chiave contemporanea, sia come patrimonio culturale e tradizionale, sia come linguaggio teatrale trasversale, in grado di raggiungere e coinvolgere tutta la popolazione, esplorando tematiche universali rapportate alla società in cui viviamo. Il tema dell'amore, inteso come rapporto tra amore concreto e amore ideale, vuole essere uno spunto di riflessione per le nuove generazioni, perennemente alla ricerca di una personale e realizzabile idea di amore, in una società in continua e frenetica trasformazione. NOTE DI REGIA Un'opera che oggi più che mai parla di un tema che riguarda le nostre vite nel quotidiano: l'identità e la sua frammentazione, in questo caso in rapporto con l'altro (la persona amata). Siamo immersi in un'epoca nella quale, grazie all'avvento di nuove tecnologie, è facile crearsi dei nuovi IO e frammentarsi in tanti account, post, email con i quali è possibile crearsi un identità cibernetica spesso a immagine e somiglianza di ciò che noi vorremmo essere. Non è facile però entrare nel tema del doppio in scena quando l'altra parte di noi è appresentata esattamente da noi stessi e soprattutto pensare a come rendere questo aspetto su un palcoscenico, ricorrendo al minor numero di trucchi possibili e rispettando il processo dell'attore, unico protagonista di quest'opera. Quella tecnologia che noi utilizziamo nella quotidianità però può venirci incontro e ricorrendo a strumenti di ultima generazione si può mettere l'artista a confronto esattamente con se stesso sulla scena: mettere l'attore nella stessa condizione del suo personaggio e cercare di fronteggiare/fronteggiarsi davanti allo spettatore. Questo crea uno stordimento e un meccanismo sul quale l'Anfitrione gioca molto: l'inganno e la presa in giro sono strumenti che divertono il pubblico, ma lo diventano maggiormente se a prendersi in giro è proprio se stesso: è l'IO contro l'IO più debole che rendono il meccanismo comico di Molière deflagrante. La maschera come strumento svolge in questo gioco un ruolo fondamentale: è una creazione di un'identità alternativa contrapposta all'identità dell'attore e di sua stessa natura gioco e improvvisazione, è un mezzo attraverso cui il tema del doppio si concretizza e si sviluppa. Allo stesso tempo in gioco c'è l'immagine che l'altro, che con noi si relaziona per un rapporto di amore, ha di noi e la conseguente difficoltà da parte nostra di riconoscerci in questa immagine. Nel testo l'amore idealizzato diventa concreto, pur mantenendo la sua natura ideale, si scontra con l'amore terreno che viene sopraffatto, perché l'amata ignara del doppio predilige quello a quest'ultimo. Un lavoro che desidera riflettere sulla complessità dell'amore nella sua inevitabile relazione tra “me” e “l'altro”. Spettacolo vincitore del Bando OFF/SANBABOLIS Residenze diffuse 2015 Debutto: 15 DICEMBRE 2015 Teatro Sanbapolis (Trento)

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